Vedere un film di Gray è un'esperienza coinvolgente perchè pochi come lui sanno utilizzare gli stilemi di un racconto classico per raccontare storie che vanno in profondità e nelle quali la psicologia dei personaggi è ben più importante dell'ambientazione che li avvolge.
Il regista è classico pure nei modelli che si sceglie: tra Achab, Apocalypse Now, 2001: Odissea nello spazio, tragedia greca qui c'è solo da scegliere per identificare le matrici di questa ricerca del padre che è anche una ricerca di se stessi.
Il padre sta dalle parti di Nettuno per una ricerca di intelligenze aliene che però sta mettendo in pericolo la vita sulla Terra (technobabble): il figlio è mandato a fermarlo e dopo su tappe su Luna (un far west) e Marte (militarizzato) arriva al faccia a faccia.
La realtà sostituisce l'immaginazione, la responsabilità personale è quella che conta (entrambi perdono per colpa od omissione i compagni di viaggio): neppure il lieto fine forzato - dalla produzione, pare - riesce a rovinare la sensazione di smarrimento.
Malgrado le meravigliose immagini spaziali (Hoyte Van Hoytema) e l'ottima e minimale colonna sonora (Max Richter), è probabile che il film deluda (annoi) chi è alla ricerca di fantascienza pura: per gli altri - malgrado le imperfezioni - resta un'esperienza che vale la pena fare.
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